Ultima puntata nel viaggio che ci ha portato a conoscere le ispirazioni tematiche dei giovani fashion designer appena diplomati nelle migliori Scuole di Moda mondiali. Un finale col botto!
Last episode in the journey that has led us to know the inspirations themes of young fashion designers recently graduated in the world’s top Fashion Schools. An end with a bang!
(WITH ENGLISH VERSION)
Siamo giunti all’ultima parte di questo post a puntate dedicato alle collezioni di diploma e di laurea dei giovani talenti che hanno presentato le loro collezioni nel 2015 e 2016. Per rinfrescarvi la memoria, in fondo alla pagina troverete l’elenco con i link agli episodi precedenti.
We come to the last part of this post in episodes dedicated to the collections of diploma and graduation of young talents who have presented their collections in 2015 and 2016. To refresh your memory, at bottom of the page you will find a list with links to previous episodes.
Ed ora vi lascio con le ultime due tematiche ispirative, le più eccentriche, colorate e particolari, in attesa delle prossime collezioni e di nuovi giovani designers.
And now I leave you with the last two inspirational topics, the most eccentric, colorful and particular, waiting for the next collections and new young designers.
Maximum vent to unbridled creativity, to the improbable combinations, to absurd forms. A screaming fashion, an irreverent grin, a wild laugh.
Saskia Fell, australiana trasferita in Olanda per frequentare l’ Amsterdam Fashion Institute, è una designer di difficile collocazione, a metà strada tra lo streetwear e la wearable art. I suoi lavori mostrano un carattere forte e trasgressivo, estremamente innovativo nel concept e nell’approccio alla progettazione. Saskia esprime attraverso l’uso contemporaneo di elementi e tecniche diverse il suo stile graffiante ed eccessivo.
“Trapped in my own mind” è una riflessione sulle connessioni tra religione e malattie mentali. L’intento della stilista, infatti, è quello di indurre le persone a ragionare su loro stessi attraverso il linguaggio espresso dalla moda.
Saskia Fell, Australian moved to Holland to attend the Amsterdam Fashion Institut, is a designers difficult to place, halfway between streetwear and wearable art. Her works show a strong and transgressive character, extremely innovative in concept and approach to the design process. Saskia expressed through the simultaneous use of different elements and techniques her scratchy and excessive style.
“Trapped in my own mind” is a reflection on the connections between religion and mental illness. The intent of the designer, in fact, is to induce people to think about themselves through the language expressed by fashion.
Grace White ha conseguito una laurea in Fashion Design alla Kingston University, con specializzazione in maglieria. La sua collezione, “Regression Session”, affronta la tematica della regressione all’infanzia, del rifiuto di diventare adulti, del legame ad un passato gioioso e giocoso attraverso un uso di colori eccessivi e accostamenti improbabili. La maglia diventa una copertura strampalata in cui nascondere il corpo dal mondo adulto, le superfici sono deteriorate come vecchi jeans da adolescente, le misure over e i capi vengono indossati con grottesca non-chalance. Giochiamo a nascondino!
Grace White holds a BA in Fashion Design at Kingston University, specializing in knitwear. Her collection, “Regression Session“, deals with the subject of regression to childhood, the refusal to grow up, the link to a joyful and playful past through a use of excessive and improbable juxtapositions of colors. The mesh becomes a freakish cover to hide the body from the adult world, the surfaces have deteriorated as old teenage jeans, measures are over and the garments are worn nonchalantly grotesque. Let’s play hide and seek!
Gli accessori di Hiroki Kataoka sono giocattoli sorprendenti. Proveniente dapprima dal The Esperanza Institute of Footwear Design & Technique, poi dalla creativa scuola Coconogacco di Tokyo, con un passato anche da graphic designer. I suoi cuori a pom-pom di spugna, valsi il premio ITS Artwork 2015, sorridono vittoriosi e simpatici. Le scarpe coloratissime in spugna vengono da un futuro manga, anche se si ispirano all’infanzia dello stilista. Progetti pensati per persone che si sentono diverse dagli altri, che vivono in un proprio mondo onirico e misterioso.
Come per la collaborazione con il marchio Balmung, per cui il giovane designer ha realizzato per la collezione fall 2016 scarpe in spugna che fasciano il piede, come in un ritorno ad un futuribile Medioevo.
The Hiroki Kataoka accessories are amazing toys. At first coming from The Esperanza Institute of Footwear Design & Technique, then from the creative school Coconogacco in Tokyo, with a past also as graphic designer. His pom–pom sponge hearts, earned him the 2015 prize ITS Artwork 2015, smiling victorious and friendly. The colorful sponge shoes come from a manga future, even if inspired by the designer’s childhood. Projects designed for people who feel different from others, living in their own dreamy and mysterious world.
As for cooperation with the Balmung brand, for which the young designer has created for the collection fall 2016 sponge shoe that wrap around the foot, as in a return to a futuristic Middle Ages.
Tutti gli elementi della grafica governano potentemente l’universo della moda, rivestono gli abiti di nuovi significati. Linea, colore, simbolo, segno. Un’immersione totale, una overload di informazioni visive.
All the elements of graphic powerfully govern the world of fashion, covering the clothes of new meanings. Line, color, symbol, sign. A total immersion, an overload of visual informations.
Le mani di plastica dei manichini vanno a tappare la bocca dei modelli, come a voler zittire il dissidio interiore, mentre l’elemento grafico del colore e del simbolo geometrico stride volutamente con questa immagine.
Jekeun Cho, graduated with a Master’s degree at the London College of Fashion presents a men’s collection with a powerful graphic impact. Through colors and symbols, apparently playful and cheerful, in “Degrees of Depression“ the designer wanted to express the feelings and emotions related to depression, with reasoning based on the difference between inner reality and outer aspect. Struck by the chronicle fact of the actor’s Robin Williams suicide, Cho decided to bring on the catwalk garments, especially jackets and coats, with overly sloping shoulders, a forward-oriented posture and limited body movements.
The plastic hands of dummies go to plug the mouth of the models, as if to silence the internal dissension, while the element of color and graphic geometric symbol stride purposefully with this image.
Alisa Semenova, con un Diploma alla Central Saint Martins nel 2015, è stata catapultata dall’originaria Russia nella caotica città di Londra, in uno dei più affollati quartieri della città. La collezione di fine corso, che ha sfilato quest’anno, è ispirata alla frenesia della vita moderna, alla velocità di movimento e di relazione a cui ci stiamo abituando non senza fatica.
Osservando il passeggio caotico delle persone in strada, il modo in cui sembrano procedere senza un senso, il vuoto di un’esistenza priva di vero contatto tra le persone, Alisa ha elaborato un concetto molto forte e suggestivo. Il traffico umano urbano si trasforma in segno, il movimento vorticoso e veloce diventa linea disegnata, la distanza viene sottolineata da strisce di stoffa che collegano i corpi, l’abito diventa un “ponte” tra le nostre solitudini.
Alisa Semenova, a graduate of Central Saint Martins in 2015, was catapulted from the original Russian in the caotic City of London, in one of the busiest areas of the city. The collection at the end of the course, who was showed this year, is inspired by the frenzy of modern life, the speed of movement and relationship to which we are getting used rather effortlessly.
Observing the chaotic people walking in the street, how they appear to proceed without a sense, the void of an existence devoid of real contact between people, Alisa has developed a very strong and evocative concept. The urban human trafficking becomes a sign, the swirling and fast movement becomes drawn line, the distance is emphasized by strips of fabric that connect the bodies, the dress becomes a “bridge” between our solitudes.
Un nome da tenere d’occhio nel panorama del menswear sarà sicuramente quello di Daniel Arosemena, studente del Amsterdam Fashion Institute con un preciso impegno. Quello di sovvertire le regole canoniche dell’abbigliamento maschile per renderlo più innovativo e lontano dagli stereotipi. L’ossessione per la forza dell’immagine si accompagna a quella per la ripetitività delle forme e dei colori.
In “Folkloristic sins of a modern dandy” reinventa la classicità della tradizione sartoriale maschile, la identifica nell’iconico vestiario di Edoardo VIII e la mischia con l’immaginario precolombiano dell’America Latina. Gli abiti diventano superfici grafiche, le forme, tagliate in maniera inconsueta, vengono definite dai pattern prevalentemente in bianco e nero, mentre pochi tocchi di colore sottolineano i dettagli e lasciano chiari segnali. Un lavoro strepitoso di maniacale perfezione.
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